Come un funambolo in equilibrio

“Quando penso all’artista, nel mio caso il musicista, che con il suo strumento si accinge a compiere un atto performativo in solitudine, l’immagine che mi viene alla mente è quella di un funambolo che cammina sul filo teso. ” mg
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“When I think of the artist, in my case the musician, who with his instrument is going to perform in solitude, the image that comes to mind is that of a tightrope walker walking on a
tightrope. “
mg

Freefolk & Free Words pt. 10

Il rituale del gesto.
Immancabile, è il segno di pace dei credenti; 
è la voce del Muezzin che dal minareto richiama i fedeli;
è il depistaggio delle indagini;
è il prendere in mano lo Smartphone anche se non serve; 
è il presenzialismo svilente alle commemorazioni;
è il ringraziare dopo un concerto con messaggio post-iccio;
è la carezza di Monica;
è il messaggio di Mary “ma sei arrivato?”
è il caffè completo in vetro di Daniele;
è il fotografare pietanze che intanto si freddano;
è la inutile e immancabile critica all’artista che in qualche modo “ce l’ha fatta”;
è il groppo in gola sempre nello stesso punto dello stesso film visto e rivisto, da 30 anni;
è il commento off topic rispetto al thread del post serio;
è il “vieni a fare la foto di compleanno” con i nonni, gli zii, le zie dei nonni dei fratelli dei cugini dei nipoti di tua mamma;
è l’emozionante modulazione finale di “Bridge Over Trouble Waters”;
è il non dar seguito ai messaggi asettici di auguri a Natale e Capodanno;
è l’azione gentile delle persone educate;
è il finto gesto del voler pagare i conti;
è il tenere i piedi in due scarpe;
è il grazie del pedone che dimentica il suo diritto di attraversare le strisce;
è l’asfaltare pre elettorale;
è il compulsivo atto del taggare;
è il mio bere alla fontana del mio paese guardando la montagna.

Fate i bravi,
mg