Freefolk & Free Words pt. 11

Freefolk & Free Words pt.11

Qualche giorno fa Joni Mitchell si è esibita dal vivo, non accadeva da più di venti anni, al Newport Folk Festival e i video che circolano in rete, alcuni dei quali visti stamattina, ci restituiscono tutta la magnificenza di una ccompositrice, musicista, pittrice che come pochi altri artisti riesce a scavare nel profondo. 
Una delle poche personalità che è impossibile collocare nelle scatole del genere. 
Ci sono a, b, c… uno fa jazz, una folk, uno rock.
Poi c’è Joni. Punto. 
Solo lei, in alto. 

Stamattina mi sono ritrovato a pensare a quanto la sua figura sia stata fondamentale per l’arte e per la crescita di tanti che hanno scelto la strada della musica, io tra essi.
Se guardo indietro al sedicenne che fui, mi rivedo ancora brancolante di fronte le sigle degli accordi letti su un libro che ancora conservo. Suonavo cercando di riproporre alcune sue canzoni e quelle posizioni non mi restituivano la magia fatta di risonanze e battimenti sublimi che fuoriusciva dal mangianastri.
Molto tempo dopo scoprii il mondo delle accordature alternative e tutto si chiarì, almeno in teoria.
Compresi quanto Joni Mitchell – che nel frattempo mi aveva introdotto a Pat Metheny, Jaco Pastorius, Wayne Shorter, a Larry Carlton e all’uso che questi faceva del pedale del volume nel disco Hejira – abbia influenzato in-direttamente l’universo della chitarra acustica e il mio stesso modo di usarla.
Bello che cresciuto ritrovai tutto lo spirito di Joni nella musica e nell’uso delle accordature di Michael Hedges. 
Sarà per il fattore H che considero Hedges al pari di Hendrix quanto a rivoluzione chitarristica. 
O potrebbe essere il fattore Left Hand – Hedges lo era benché suonasse da destro, di Hendrix si sa. 
Io seppur mancino fatico a star loro dietro, ma questa è un’altra storia.
Senza Joni Mitchell sono convinto che tanta musica non sarebbe stata come fu e come è. 
Anche la mia.

Questa è un’improvvisazione ispirata a lei registrata mentre cerco di sciogliere il dubbio se portare anche attrezzatura elettronica o soltanto i miei 4 strumenti a corde al concerto del 30 luglio sotto i Giganti della Sila.

Buon ascolto e grazie ancora Joni.
Fate i bravi.
mg

Freefolk & Free Words pt. 10

Il rituale del gesto.
Immancabile, è il segno di pace dei credenti; 
è la voce del Muezzin che dal minareto richiama i fedeli;
è il depistaggio delle indagini;
è il prendere in mano lo Smartphone anche se non serve; 
è il presenzialismo svilente alle commemorazioni;
è il ringraziare dopo un concerto con messaggio post-iccio;
è la carezza di Monica;
è il messaggio di Mary “ma sei arrivato?”
è il caffè completo in vetro di Daniele;
è il fotografare pietanze che intanto si freddano;
è la inutile e immancabile critica all’artista che in qualche modo “ce l’ha fatta”;
è il groppo in gola sempre nello stesso punto dello stesso film visto e rivisto, da 30 anni;
è il commento off topic rispetto al thread del post serio;
è il “vieni a fare la foto di compleanno” con i nonni, gli zii, le zie dei nonni dei fratelli dei cugini dei nipoti di tua mamma;
è l’emozionante modulazione finale di “Bridge Over Trouble Waters”;
è il non dar seguito ai messaggi asettici di auguri a Natale e Capodanno;
è l’azione gentile delle persone educate;
è il finto gesto del voler pagare i conti;
è il tenere i piedi in due scarpe;
è il grazie del pedone che dimentica il suo diritto di attraversare le strisce;
è l’asfaltare pre elettorale;
è il compulsivo atto del taggare;
è il mio bere alla fontana del mio paese guardando la montagna.

Fate i bravi,
mg