“Max e tu quando lo scrivi un libro?”
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“Un ti fa gabbo” è un’espressione tipica delle mie parti.
Il concetto della frase viene spesso reso in altre maniere, il gabbo sta tre giorni fuori la porta, non farti meraviglia.
Sui dizionari alla voce “gabbo” troviamo beffa, burla; termine usato soprattutto nelle locuz. farsi g. di una cosa, di una persona, beffarsene; prendere, pigliare a g., alla leggera, come cosa di nessuna importanza o difficoltà . (fonte Treccani.it).
Scopro proprio nel mentre scrivo queste righe che il termine ha origini scandinave.
Ed io che pensavo che il mondo iniziasse e finisse a San Fili.
Ora non starò qui a trattenervi lungamente sul perché e per come al concetto di gabbo, come all’immanente Grande Spirito, dobbiamo piegarci tutti.
Tutto ciò serve per ricordare due cose. La prima è di non “farsi mai gabbo”.
Anni fa con due amici, per diverso tempo e in svariate occasioni, iniziammo ad interrogarci sul fenomeno delle pubblicazioni editoriali realizzate da nostri “colleghi” – le virgolette sono d’obbligo per svariati motivi che non staremo qui a spiegare.
Ci sembrò, da un certo punto in poi, che chiunque scrivesse libri, pubblicasse metodi, spartiti, trascrizioni, romanzi, barzellette, massime filosofiche, la qualunque. Tutti tranne noi. Spesso con titoli che, fece notare uno di noi tre di cui mai svelerò l’identità , rimandavano a classi di concorso per l’abilitazione all’insegnamento in Conservatorio. Insomma, come per concerti e dischi dilagavano le pubblicazioni a rafforzo di posizioni concorsuali.
Nulla di male, chiariamolo subito. Siamo tre paladini del libero arbitrio e dell’autodeterminazione degli individui. Solo ci sembrò alquanto strano. A me chiesero spesso, quei due, tra il serio e il faceto “Max e tu perché non lo pubblichi un metodo per chitarra o di armonia dato che ti piace tanto insegnarla e ti viene pure bene… che lo sappiamo Max che tutti gli allievi hanno sempre parlato bene di te, Max”.
La mia risposta è sempre stata pressochĂ© invariata: oramai è tutto disponibile a portata di click, che senso avrebbe un ulteriore libro contenente arpeggi per chitarra, diteggiature, chord shapes, pattern o lick melodici – che per altro mi hanno sempre procurato l’orticaria. Chi potrebbe essere interessato ad un mio libro? Per obbligare gli studenti ad acquistarlo? Per regalarlo? Per cosa? No. Quando avrò qualcosa da dire magari scriverò un libro. Così come accade con i dischi. Anzi, amici miei, non scriverò mai un libro per far punteggi. Non scriverò mai un libro. Preferisco restare non scritto. Meglio descritto.
Ed ecco che la legge del Gabbo, infallibile come quella karmica, quando meno te l’aspetti ti presenta il conto.
mg
continua…
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To Gabbo, as to the immanent Great Spirit, we must all bow. All this serves to remind us of two things. The first is to never “get cheated”. Years ago, with two friends, for some time and on various occasions, we began to question ourselves about the phenomenon of editorial publications created by our “colleagues”. It seemed to us, from a certain point on, that anyone who wrote books, published methods, scores, transcriptions, novels, jokes, philosophical maxims, whatever. Everyone except us.
Often with titles which, as one of the three of us whose identity i will never reveal, pointed out, referred to competitive classes for the qualification to teach at the Conservatory. In short, as with concerts and records, publications to strengthen competitive positions were widespread. Nothing bad, let’s clarify that right away. We are three champions of free will and self-determination of individuals. It just seemed a bit strange to us.
Those two often asked me, between the serious and the Monte Fa(c)eto “Max and you, why don’t you publish a method for guitar or harmony since you like teaching it so much and it’s also good for you… we know Max that all the students have always spoken well of you, Max”. My answer has always been almost unchanged: now everything is available just a click away, what sense would there be in another book containing guitar arpeggios, fingerings, chord shapes, patterns or melodic licks – which have always given me hives anyway?
Who might be interested in one of my books? To force students to buy it? To give it as a gift? For what? No. When I have something to say maybe I’ll write a book. Just as it happens with records. Indeed, my friends, I will never write a book to score.
I will never write a book. I prefer to remain unwritten. Better described.
And here Gabbo’s law, infallible like the karmic one, presents you with the bill when you least expect it.
mg
To be continued…